martedì 30 settembre 2014

AVVISO AI LETTORI

Cari lettori,
se il blog riesce a trasmettervi l'entusiasmo che stiamo provando per il questo viaggio, vi chiediamo di partecipare lasciando commenti e ponendo domande (a cui ci impegnamo a rispondere).
Nelle pause riusciamo a leggere le note che lasciate che ci fanno sempre piacere.
Vi chiediamo anche di consigliarne la lettura ai vostri contatti in modo che la platea potenziale per la raccolta fondi aumenti.
Grazie.
Alberto e Dimitri

Spray al peperoncino

Facciamo colazione a 14 gradi sotto un enorme albero di ailanto nella piazza principale sterrata di Ocros con yogurt non conservato in frigo (!) e biscotti; inforchiamo le bici e riprendiamo la discesa interrotta ieri col buio. Durante la notte ha piovuto e ci sono stati diversi smottamenti che hanno portato sassi anche di grosse dimensioni sulla carreggiata. Per fortuna non era successo prima di ieri, altrimenti la discesa al buio sarebbe stata molto molto pericolosa.
Dopo 27 chilometri arriviamo nel fondo valle del Rio Pampas che dobbiamo risalire. Qui la vegetazione è molto diversa da quella incontrata ieri. A 3000 metri il paesaggio era molto simile a quello della nostra Lessinia (salvo che al posto dei faggi ci sono eucalipti). A 4000 invece c'era pura pampa. Scesi in fondo valle invece troviamo piccole piantagioni di mango, avocado, banane e negli abitati boungavillea di 5 colori (bianco, fuxia, viola, rosso e arancio), papaia, ricino, limoni e aranci, fichi d'India e persino qualche pianta di cotone e alberi del pepe. Molti alberi sono infestati da bromeliacee (piante parassite). Tra un albero e l'altro ci sono stormi di colorati pappagalli ciarlieri che volano via al nostro sopraggiungere.
Ad un certo punto l'ennesima aggressione canina: tre cani di mezza taglia se la prendono con Alberto. Decidiamo di testare se lo spray al peperoncino a (3 milioni di gradi Scoville) è efficace: Alberto fa fuoco. Il più vicino e minaccioso degli agressori si accascia immediatamente al suolo e gli altri due desistono all'istante. La reazione è così inusuale che ci spaventiamo noi stessi e torniamo indietro a verificare le condizioni dell'aggressore (cosa che gli altri due ci consentono di fare senza attaccarci). Il cane è riverso sul dorso e con le zampe anteriori cerca di togliersi dal naso la capsaicina. Dopo un pò si riprende e con la coda tra le zampe si dirige mestamente verso casa: non attaccherà più nessun ciclista.
Dopo un dislivello di 900 metri in salita (dove Dimitri avvista le solite "frittelle" di opossum, una tarantola morta e la prima lucertola viva), raggiungiamo Chincheros. Ci fermiamo a pranzo in una bettola del paese dove si siede vicino a noi il maestro delle elementari. È un ragazzo di Urubamba (vicino a Machu Picchu) ed è in evidente stato di ebbrezza. Ci avevano detto che questo succede spesso. Ci sono maestri in tutti i paesini, sono quasi sempre ubriachi, ma i bambini hanno così voglia di imparare che imparano lo stesso almeno a leggere e a scrivere.
Oggi ci fermiamo qui. Dobbiamo fare bucato e riposarci un pò.
Domani un altro passaggio sopra i 4000.

lunedì 29 settembre 2014

Due missili nella notte



Qualche giorno fa Anna, che ci da supporto tecnico da casa, ci aveva detto che Ayacucho è gemellata con Verona. Ieri era domenica ed il municipio era chiuso ma oggi ci siamo recati dal sindaco.
Una gentile segretaria ci ha riferito che il sindaco si sarebbe liberato dopo le dieci e - dato che noi non potevamo aspettare - ci avrebbe ricevuto il Segretario Generale! Considetate che Ayacucho è grande come Verona!
Il Sig. Jose Luis Tomateo Gallardo, Segretario Generale di Ayacucho, in giacca, cravatta e gemelli, ci ha ricevuto in un bel salottino, ci ha raccontato le feste della città e ci ha fatto dono di due gigantografie di Ayacucho antica (che abbiamo chiesto ci vengano spedite in Italia). Che bello trovare amici che non sapevi di avere, dove non pensavi di trovarne!
Ci siamo fatti fare una bella foto nelle piazza principale con il Segretario e siamo ripartiti in direzione Abancay (3-4 giorni di viaggio).
Sapevamo che la tappa di oggi sarebbe stata dura e abbiamo studiato attentamente le cartine e chiesto informazioni!
Sapevamo che la parenza era a 2761 e che si passava a 4240 prima e a 4400 dopo. Ma tutte le nostre fonti - compreso il Segretario Generale - dicevano che poi era "pura bajada" (discesa pura).
Ma le cose non erano così (naturalmente). Dopo i 1700 metri di dislivello c'è l'altopiano! E l'altipiano è piano, a 4100 metri e non scende!
Morale della favola ci siamo trovati alle 17 con 1 ora di luce a disposizione, sull'altipiano, a 3,2ºC, senz'acqua da bere, con buio in arrivo mentre il cielo nero sopra di noi minacciava pioggia e già si vedevano in lontananza fulmini e temporali. Piantare la tenda non sarebbe stato un problema, potabilizzare l'acqua degli stagni nemmeno. Per il freddo siamo attrezzati. Fare tutto questo sotto la pioggia e al freddo sarebbe stato fastidioso ma il problema vero era che non siamo acclimatati per dormire a quelle altitudini perché negli ultimi giorni abbiamo sempre dormito sotto i 3000. L'altopiano è durato 42 km, 30 più del previsto. Nonostante avessimo concordato tra di noi le 17.30 come l'ora limite dopo la quale accampare, abbiamo tirato oltre senza farci scoraggiare dalla piana infinita (che poi sono lunghi su-e-giù di cui non vedi mai la fine) quando ormai il sole era ben sotto l'orizzonte abbiamo raggiunto il punto di inizio della discesa. Grazie alla pendenza, al fatto che la strada era deserta, ben asfaltata e dotata di linea bianca continua laterale, ci siamo lanciati in 20 km di discesa a missile nell'oscurità mentre là all'orizzonte le Ande meravigliosamente colorate di blu dal crepuscolo salutavano le ultime luci del giorno... fino a raggiungere il primo paesino, Ocros, a 3200 m, dove le strade non sono asfaltate e dove un grosso secchio di acqua calda ci aspettava come doccia.



domenica 28 settembre 2014

Ad Ayacucho, nella terra del "Sendero Luminoso"

Dopo la festa siamo tornati a dormire in tenda a mezzanotte. Per difenderci dagli insetti abbiamo montato la tenda dentro il locale che Mariluz e Luis Alberto ci avevano messo a disposizione in casa loro (una dependance al grezzo sul giardino): morale della favola in tenda c'erano 28 gradi.
Ci svegliamo alle 5.50 perché la festa continua con il "mondongo" una zuppa di mais che si mangia anche a colazione. Nel frattempo la festa è continuata tutta la notte e mentre ci prepariamo passa la banda del paese! Ketty e famiglia stanno ancora tutti dormendo e la colazione peruviana salta (e noi la sostituiamo con una all'italiana estratta dalle nostre borse dove non manca mai niente).
Ketty viene però a salutarci e ad augurarci buon viaggio prima di tornare a dormire (è appena andata a letto!). E' stato bello vedere queste famiglie che si riuniscono tutte al loro paese di origine in questa settimana di festa.
I primi 30 chilometri sono di sterrato duro, dapprima in un ambiente desertico con tanto di sabbia, cactus, fichi d'india e agavi, che poi però perde di spettacolarità quando la strada diventa faticosa senza "ricompensa". Dimitri "rimprovera" tutte le divinità note e non note: ha dormito poco e male, ha mangiato poco, le simulie gli hanno gonfiato le gambe (chissà perché preferiscono nettamente lui) e subisce tutte le aggressioni canine del mattino [ne parleremo negli approfondimenti ma sappiate che ogni giorno subiamo almeno una dozzina di attacchi canini, per ora senza conseguenze (se non sul nostro amore per il migliore amico dell'uomo, giacché in quei momenti invece dello spray alla capsaicina - che per altro non abbiamo per ora utilizzato - ci piacerebbe avere una fiocina).
Arrivati a Huanta ci vuole un pacchetto di patatine al formaggio formato famiglia per riportargli il buon umore. Tutte le indicazioni ricevute dagli abitanti del posto e persino quelle delle due cartine che abbiamo con noi si rivelano sbagliate e dopo interminabili sali e scendi e un dislivello complessivo da passo alpino arriviamo a pochi chilometri da Ayachuco dove troviamo un ristorantino di campagna dove una nonna ci cucina e la piccola Deamariz di 9 anni ci serve i chicharrones (carne di maiale con riso).
Rifocillati entriamo nella città del Sendero Luminoso.
Ieri sera durante la festa si avvicina ad Alberto un signore di circa 60 anni, dicendo di essere un antropologo e sottolineando di essere comunista. E' in evidente stato di ebrezza e chiede cosa pensiamo di Abimael Guzman... per fortuna Alberto è preparato: "Ne abbiamo sentito parlare bene da alcuni e male da altri". "Ricordati"- replica - "che di chi difende valori universali di uguaglianza e libertà non si può parlare male", ci stringe la mano e se ne va mentre noi rimaniamo storditi da questa scena surreale nel bel mezzo della festa.
Chi è Abimael Guzman? Cosa c'entra con il Sendero Luminoso? Nella sezione APPROFONDIMENTI trovate maggiori dettagli.
Il Sendere Luminoso qui è ancora molto amato.
Stiamo pedalando in un territorio dove idee e ideologie si sono materializzate in scontri gravissimi e in versamenti di sangue. Passare e non saperlo, sarebbe non capire quello che vediamo.



sabato 27 settembre 2014

Nozze a Mayocc

Viaggiare in bici è bello perché può capitare di tutto in ogni momento e nella maggioranza dei casi capitano cose belle e del tutto impreviste. Sono i regali del viaggio.
Partiamo alle 7 (sempre prima). Continuamo la discesa lungo il Rio Mantaro. Qui la valle è ricchissima di vegetazione: c'è persino l'albero del pepe. Dimitri è al settimo cielo perché sulla strada troviamo tre serpenti diversi, una tarantola e un opossum (tutti morti ma meglio di niente). Il su-e-giù è estenuante e le indicazioni delle persone del posto non sono affidabili ne sui chilometri ne sull'altimetria. Prendiamo anche un acquazzone con la temperatura che crolla da 24 a14 gradi. Dopo 85 km abbiamo esaurito le scorte di liquidi. Ad un certo punto ci sentiamo chiamare: "Italiani, venite". La voce viene da un camion che trasporta molte persone. Sono un gruppo familiare che sta scendendo al Rio Mantaro. Tra loro c'è Ketty, una ragazza peruviana che vive a Torino da oltre 20 anni. Ci dice che al prossimo paese, Mayocc, questa sera ci sarà una festa! E che se ci fermiamo saremo benvenuti. In realtà il programma era di arrivare ad Ayacucho ma... al diavolo i programmi! In paese troviamo Luis Alberto e sua moglie Maria Luz, cugini di Ketty, anche loro a Torino da oltre 20 anni. Ci accolgono a braccia aperte anche se non sanno che abbiamo parlato con lei. Prima di essere ospitati da loro andiamo in piazza a mangiare il Cuy, il porcellino d'India, piatto tipico di Mayocc in particolare. Qui conosciamo Rita e Roberta, due neo-ostetriche italiane che hanno trascorso qui il giorno con il medico di base e tornano al paese dove hanno base. I familiari di Ketty ci dicono che nel pomeriggio si celebrerà il matrimonio di Fernando e Marina. Non ci lasciamo  scappare l'occasione e dopo la doccia andiamo anche noi. Il matrimonio qui è una cosa seria: il sacerdote, che viene qui appositamente e non ricorda mai i nomi degli sposi, li interroga pubblicamente sui contenuti teologici del sacramento e gli sposi, preparatissimi, rispondono a tutto. Dichiarano pubblicamente che ai 4 figli già presenti (2 dei quali vengono battezzati contestualmente) ne aggiungeranno almeno altri 4 e alla fine ci vengono regalate anche le bomboniere. Dopo la festa ci uniamo alla famiglia di Ketty per il giro birra, mangiamo con loro e Alberto va a ballare sul sagrato della chiesa (per fortuna un ballo tipico molto molto facile) mentre Dimitri fa le riprese in attesa dei fuochi artificiali finali.




venerdì 26 settembre 2014

I sorrisi di Caceres

Iniziamo a pedalare alle 7 perché la giornata sarà lunga e forse dovremmo campeggiare perché Ayacucho è a oltre 200 km, in mezzo c'è ben poco e ieri sera abbiamo visto che c'è il passo Abra Telleria da superare ad una quota imprecisata che temiamo possa essere 4000 metri (partiamo da 3200)... per cui gambe in spalla!
Facciano colazione in strada comprando pane, marmellata e succo di frutta ad un alimentari (non ci sono bar con cappuccio e cornetto in Perù). Usciamo da Huancayo (la solita città peruviana chiassosa e smoggata) e dopo 12 km inizia la salita che ci porta al passo... i nostri timori si avverano: 4100 m. La discesa però è lunghissima (25 km) anche se termina in un saliscendi "fastidioso". Torniamo nella Valle del Rio Mantaro che ha continuato sulla strada in discesa mentre la nostra saliva.
Mangiamo una trota fritta a Izcuchaca, un simpatico paesino con uno stupendo ponte sul Rio Mantaro.
I proprietari del locale ci dicono che si può dormire a Quichuas e Anna che ci segue in diretta da Verona e con cui comunichiamo via whatsapp dice che dista 36 km.
I peruviani sono del tutto inaffidabili sui chilometraggi in quanto calcolano le distanze in ore di macchina (la loro).
Ripartiamo. La Valle del Rio Mantaro torna spettacolare. Il fiume scorre in gole profonde e contorte e le luci del pomeriggio lo illuminano in tutto il suo splendore.
Arriviamo a Caceres dove tutti ci salutano come non era mai successo in Perù: ci fermiamo anche a farci delle foto con una famiglia e con alcuni operai della strada.
Gli abitanti ci salutano come "gringitos".
Arriviamo al paese segnalato dove troviamo alloggio in una casa che somiglia molto alle nostre vecchie case di campagna: solai in legno, materassoni e bagno in cortile.
In camera abbiamo un vago odore di cherosene sebbene la stufa non ci sia. Ma per questa notte va bene così.


giovedì 25 settembre 2014

Colori e profumi nella valle del Rio Mantaro




Oggi la tappa doveva essere in discesa e infatti lo è stata ma solo di 500 metri in 130 km... per questo di chiamano Altipiani Centrali.
Partiamo dal chiasso e dallo smog di La Oroya alle 8.30. La cittadina al risveglio è ancora più sinistra: anche qui come a Lima (seppur in scala minore) baraccopoli arrampicate sulle pendici delle montagne. Appena usciti però qualcosa è cambiato! Non c'è più traffico! Fantastico! Cominciamo a percorrere la Valle del Rio Mantaro che all'inizio non ci entusiasma. Poi a poco a poco i panorami minerari si addolciscono sfumando in dolci colline dalle mille sfumature di ocra e giallo. Iniziano una serie di paesini in terracotta dai nomi inequivocabilmente inca: Chacapalpa, Chapopampa, Ianachacra. Sembra a tratti quasi un panorama toscano. L'unico verde è quello degli eucalipti che costeggiano il fiume la cui acqua è di un marron intenso e il verde delle agavi (a 3500 metri). Nell'aria c'è un profumo che pare elicriso. Ad un tratto due donne a bordo pista stanno pulendo al vento della graniglia. Ci fermiamo: è quinoa!!! Scambiamo due chiacchiere: una donna in un giorno di lavoro in media pulisce un sacco da 80 litri di quinoa!
Arrivati a Jauja decidiamo di non entrare in paese e di proseguire e la fortuna ci premia. Arriviamo a Muquiyauyo: qui troviamo un ristorantino contadino dentro il giardino di una casa dove si mangia sotto un bellissimo e tranquillo portico. Degustiamo una crema di spinaci e un piatto di "papas a la huancayna" (bollite con salsa di formaggio sopra) servite con un gustoso risotto e una coscia di pollo croccante insieme a insalata e alle cipolle crude tagliate fine. Il tutto accompagnato da "matesito de manzanilla" (camomilla). Il miglior pranzo peruviano al costo di meno di 3 euro in tutto!
Riprendiamo a pedalare verso Huancayo. Sui muri delle case le pubblicità elettorali si alternano: Antita Ninahuanca, Humberto Virapoma, Angel Unchupaico... la poesia dei luoghi è anche nella musica dei loro nomi e in quella dei nomi degli uomini e delle donne che li abitano.
Pedaliamo ammirando in lontananza alla nostra sinistra il ghiaccio innevato Huyatapallana (5768 m) mentre il fondo valle è lavorato da uomini e donne che non di rado spingono a mano aratri tirati dai buoi.
A un tratto troviamo una giovane andina che si riposa prona sull'erba adornata di perfetto vestito tipico con tanto di copricapo. Sta pigiando i tasti di uno cellulare che guarda del tutto assorta in un sorriso assente. Non si accorge nemmeno che passiamo...
Arriviamo a Huancayo alle 1730. Un'altra grande e chiassosa città trafficatissima. Troviamo un riparo per la notte ma ora siamo più contenti: stiamo incontrando il Perù vero.

mercoledì 24 settembre 2014

Al Passo del Ticlio 4818 m s.l.m.d.m.

Partenza ore 7.30. Temperatura 9º C. Cielo azzurro e sole sopra di noi. La strada sale ad una pendenza costante.
A Casapalca (4540 m), pur essendo il paesino davvero poverissimo, tutti ci salutano e i bambini sono in visibilio. Alberto chiede il permesso di scattare una foto ad una anzianissima signora che lavora la lana ai ferri seduta per terra fuori casa.
Usciti dal paese l'altitudine comincia a farsi sentire: il ritmo respiratorio e la frequenza cardiaca salgono al massimo e noi riduciamo la velocità e le "ciacole": bisogna pestare su quei pedali!
Facciamo anche due brevi soste, una premiata dal sole che nel frattempo si è nascosto, riusciamo anche a leggere i commenti di quelli di voi che ci seguono sullo spot satellitare. Che bello!
Gli ultimi chilometri sono durissimi abbiamo la sensazione di non essere lucidi e di essere in equilibrio precario, il che è piuttosto pericoloso dato che autobus e camion ci passano a pochi centimetri, (ad un tratto abbiamo la precisa convinzione di stare pedalando con altri due noi stessi con cui discutiamo animatamente la strategia da seguire - cit. Messner) ma con pazienza ARRIVIAMO al passo! Che soddisfazione parcheggiare la bici sotto il cartello dei 4818 metri!
Ce la prendiamo comoda dato che la temperatura lo consente (13°C), ci bardiamo di tutto punto e scendiamo a 4400 a farci un brodo caldo di gallina.
Durante tutta la discesa soffriamo di un mal di testa fastidioso che ci lascia solamente quando arriviamo a La Oroya 3800 m, stessa quota di partenza.
La Oroya capitale mineraria di tutta l'America Latina è una cittadina piccola ma molto rumorosa e inquinata.
Domani si parte alla volta di Huancayo.


Varcato il passo a quota 4818

Pronti via!

selfie alla partenza

Partiamo verso il passo ferroviario più alto del mondo

E' arrivato il momento. Partiamo. Stiamo bene, siamo superidratati, abbiamo fatto il carico di carboidrati, siamo anche riusciti a dormire 3-4 ore. Il meteo è favore.
Speriamo che tutto vada bene.
Il nostro motto rimane "finché ghe n'è, ghe ne dao".
Dedichiamo questo passaggio del nostro viaggio al progetto "Il mestiere di crescere" di Progetto Mondo MLAL (che vi chiediamo di sostenere).

Acclimatamento a Chicla




Acclimatamento in corso. Prima notte con cefalea e insonnia ma siamo riusciti ugualmente a riposare (anche perché siamo andati a dormire alle 20.45) senza ricorrere a farmaci.
È strano constatare come per sforzi di intensità media, frequenza cardiaca e respiratoria salgono molto al di sopra del solito.
Siamo stati a passeggiare in paese dove ormai tutti sanno che siamo italiani e che ci muoviamo in bici (non siamo certi che sia proprio sicuro per noi che la voce corra ma non possiamo farci più di tanto).
Tutti ci guardano come se fossimo delle rarità e di fatto lo siamo... non ci sono altri caucasici qui.
Siamo tornati dalla Sig.ra Irma a fare due chiacchiere e ad assaggiare un bicchierino di aguardiente... dice che in passato molti italiani erano venuti qui a lavorare nelle miniere ma a parte qualcuno che ha lasciato qualche figlio nessuno è poi rimasto.
Domani ripartiamo verso quota 4800. Sono 25 km di salita ma stimiamo di impiegare 4-5 ore a causa della carenza di ossigeno. Intanto vogliamo salutare Bartolomeo e Cristoforo, i nostri due più piccoli e fedeli lettori!

martedì 23 settembre 2014

Partenza a sorpresa

Al risveglio (dopo 12 ore di riposo sotto le coperte peruviane simili a tappeti da bagno ma caldissime), Alberto è rinato e dopo una abbondante colazione, stavolta con pan, burro,  marmellata e latte, si decide di partire. La strada continua a salire con pendenze accettabili,  niente "pontare", incassata in gole profonde sopra cui passano i ponti abbandobati del Ferrocarril Central del Perù che ora corre in galleria. Arriviamo a Chicla, 3700 metri slm, dopo due ore e mezza di pedalata e 600 m di dislivello. Chicla è un minuscolo e colorato paese dove siamo accolti da musica andina sparata al volume altissimo e dove le doccie sono comunali! Ci fermiamo qui due notti per l'acclimatamento. Visto che nessuno di noi due ha mai pedalato a quote così alte, è meglio essere prudenti: basta poco per rovinare tutto.
Abbiamo con noi le foglie di coca e la calce ma vogliamo salire in "stile alpino", senza aiuti.
Nel pomeriggio abbiamo fatto un giro in pease e ci siamo fermati a scambiare due chiacchere con la Sig.ra Irma, un anziana signora che gestisce un "almazen" (microbazar). Abbiamo parlato di un pò di tutto: dalle elezioni del 5 ottobre, ai giovani e all'istruzione, alla salute (hanno un medico di famiglia che viene due volte a settimana). Abbiamo parlato anche degli anni del "Sendero Luminoso", di cui vi parleremo più approfonditamente quando arriveremo ad Ayacucho. Ma su questo Irma non ha voluto dire molto, quasi fosse ancora viva la paura di ritorsioni.
Stasera cercheremo di mangiare qualcosa di non fritto... che Dio ce la mandi buona!

domenica 21 settembre 2014

San Mateo - febbre ad alta quota


Primo assaggio di sterrato
Dopo una notte relativamente insonne, vuoi per la faticata di ieri, vuoi per il treno, le auto e fucilate di origine misteriosa, alle 7 del mattino la nostra stanza viene invasa da un intenso odore di soffritto. E' la padrona dell'Hospedaje Perù Fusion che ci sta preparando la colazione: un bel "lomito saltado" a testa (carne, patate fritte, cipolle fritte in olio motore, pomodori e riso) con del the nero all'intenso sapore di cannella.
Villaggio oltre i 2000 metri
Ben zaffati partiamo alla volta di Matucana, per una strada sterrata in salita, che dopo circa 5 chilometri si collega alla strada asfaltata. Al chilometro 7 dalla partenza Alberto si sente male: prima è colpito da un attacco di diarrea e poi da nausea e vomito, che lo libera dalla colazione peruviana che gli era rimasta sullo stomaco ma non lo lascia in forma smagliante. Si arriva a Matucana, dove ci fermiamo a rifocillarci con della coca cola fresca (3 litri).
Scambiamo due chiacchere con la Sig.ra Claudia, seduta vicino a noi nella piazza principale. Ad un tratto si avvicina un'altra donna in stato indigenza e ci chiede un po' di coca cola. Fortunatamente la Sig.ra Claudia ha un bicchiedere di plastica così possiamo "compartir" la coca cola. La sig.ra Claudia è colpita dalla nostra disponibilità e ci regala un sacchettino di foglie di coca con la polvere con cui va masticata, dicendoci che ci faranno bene per i prossimi giorni (la prendiamo anche se siamo decisi a salire senza aiuti, se possibile).
Ripartiti con circa 30 gradi, durante il giorno la temperatura è salita fino a 36°. La strada è ben asfaltata, c'è qualche tunnel molto breve e molto traffico pesante, cielo limpido con piccole nuvole bianche e alte vette brulle tutto intorno a noi.
Lama da compagnia
Alla fine ci fermiamo a S. Mateo, quota ufficiale 3200 mslm (l'altimetro segna 3000).
Al nostro arrivo ci sono 20°... la temperatura comincia a cambiare.
Prendiamo una bella al camera al "Chez Victor", al costo totale di circa 14 euro, perché Alberto continua a stare male (infatti sale la febbre a 38,4°C).
Domani ci fermiamo qui, per consentire la ripresa ad Alberto (che chiamerà in Italia per tranquillizzare), la prossima tappa è Chicla (oltre i 3700 metri di quota) dove dovremmo fermarci 2 giorni per l'acclimatarci prima della ascesa al Passo de Ticlo (4800 metri).
Verso San Mateo


sabato 20 settembre 2014

Via da Lima verso le Ande

Alla partenza
Alle 6.30 siamo partiti da Lima nella nebbia mista a brina a 16 gradi. Direzione Cordigliera. Per uscire ci sono volute 3 ore di pedalata. Dato che è sabato speravamo di non trovare tutto il traffico degli altri giorni ma la speranza è stata vana. Mercati, assembramenti, ingorghi pazzeschi per 3 ore nello smog più nero e nel frastuono più assordante con auto, camion, furgoni e bus che sfrecciavano a velocità folli in tutte le direzioni e diseredati di ogni sorta che in tutto questo dormivano mezzi nudi nei cespugli a bordo pista.
Sopraffatti dal traffico di Lima
Al lato della strada a tratti nella nebbia apparivano le colline ricoperte di baraccopoli.
Immaginate le 5 Terre. La stessa densità ma di baracche di mattoni, legno o di fango secco per chilometri e chilometri, ora visibili ora no come se la nebbia volesse nasconderle per pudore.
Solo dopo 30 km abbiamo visto il disco solare penetrare la cappa della città. Lima è una delle città più inquinate del pianeta. E si vede.
Fruttivendolo lungo la via
La salita è iniziata a Chosica ed è continuata regolare. La strada è trafficata ma non tantissimo. Il problema è che i peruviano suonano per salutarci, per avvisarci che ci superano, per avvisarci che arrivano da davanti... abbiamo pedalato tutto il giorno tra i clacson.
La salita è diventata progressivamente molto bella tra pareti brulle dove a tratti si scorgono uomini e donne che salgono i pendii coltivati a fichi d'India insieme ai muli, ponti tibetani, picci altissimi. 
Durante l'ascesa la temperatura è salita fino a 40 gradi.
Ora siamo a Surco (1900 metri). Domani arriviamo a 3700 dove ci fermiamo per acclimatarci.
Edifici tipici


venerdì 19 settembre 2014

Nella Valle di Amauta (con il Manthoc e Progetto Mondo MLAL)

Se vi proponessero di abolire il lavoro minorile, chi di voi direbbe di no? Nessuno. Giusto?
Se però questo comportasse che i bambini dovrebbero rinunciare all'istruzione e al già misero tenore di vita della loro famiglia, a cui devono gioco-forza contribuire?
La realtà è sempre più complessa di quello che si crede...
Le foto che avete visto ieri sono del Valle de Amauta (Municipalità di Ate - 400.000 abitanti) dove siamo stati in questi ultimi due giorni: è una baraccopoli.
Anche lì, come in altre zone di Lima, lavora il MANTHOC (Movimiento Adolecentes y Ninos Trabajadores Hijos de Obreros Cristianos), un’associazione che, dal 1986, si batte insieme a bambini e ragazzi affinchè essi stessi possano essere cittadini e protagonisti attivi, dal punto di vista politico, della società di cui fanno parte. Riconoscersi come soggetti di diritto e, per questo, meritevoli di far sentire la propria voce è una delle sfide che il Manthoc affronta quotidianamente.
Progetto Mondo MLAL è una Organizzazione Non Governativa veronese (con sede in zona stadio) che dal 1976 è presente in America Latina e che sin dall'inizio lavora solo a fianco di organizzazioni e associazioni locali con progetti di cooperazione finanziati da Unione Europea, Ministero Italiano degli Affari Esteri e da altri finanziatori. Noi abbiamo incontrato Mario Mancini (in Perù da 20 anni) e Vanni de Michele (di Verona, che dopo la Bolivia è ora in Perù come coordinatore tecnico del Progetto Economia Solidale).
Qui a Lima (come in Bolivia e Colombia) Progetto Mondo MLAL conduce tra gli altri anche il progetto "El trabajo de crecer", in cui affianca e supporta il MANTHOC affinché i bambini e gli adolescenti possano essere consapevoli dei loro diritti e doveri come cittadini (evitando in tal modo di essere sfruttati lavorativamente) e possano avere un peso nella vita pubblica.
Nella Municipalità di Ate, per legge circa il 30% del budget comunale deve essere speso secondo le indicazioni dirette delle associazioni dei cittadini e il 5% deve essere speso secondo le indicazioni dei bambini, bambine e adolescenti. Affinché questi fondi vengano veramente spesi per le politiche giovanili, il MANTHOC deve essere forte e per essere forte ha bisogno del supporto logistico di Progetto Mondo MLAL.
Questo significa formazione, incontro, condivisione tra giovani perché le decisioni siano loro e non su di loro, senza intromissione degli adulti (se non nei ruoli di supporto e accompagnamento).
Oggi, guidati da Corinna - di Jesi, casco bianco (ovvero in servizio civile internazionale) - abbiamo partecipato ai loro seminari formativi; vi diciamo solo uno dei titoli: "Identificazione dei problemi e priorizzazione delle soluzioni".
Ieri siamo stati ospiti del doposcuola dei piccoli (5-12 anni)... ci hanno fatto giocare con loro dopo aver visto uno spettacolino molto simpatico che essi stessi ci avevano preparato... bambini e bambine dalla pelle ambrata e dai bellissimi occhi e capelli neri che parlano come sindacalisti di 50 anni... non lecca lecca e play station!
Da noi i giovani vanno a scuola sbuffando, qui devono lottare e lottano per i loro diritti (tra cui la formazione) e il loro futuro.
Siamo rimasti affascinati dal livello di consapevolezza e impegno di questi giovani peruani e chiediamo a coloro a cui siamo riusciti a trasmettere questa emozione di sostenere Progetto Mondo MLAL cliccando questo link:  Il mestiere di crescere
causale: "Sostegno Mestiere di Crescere".
Grazie.
Alberto e Dimitri




giovedì 18 settembre 2014

Dettagli di Lima rispondendo ad Anna

via centrale di Lima


Lima ha circa 10 milioni di abitanti, un peruano su tre abita a Lima.
Il Perù ha un'estensione pari a 4 volte l'Italia ed ha circa la metà della popolazione.
A Lima sono presenti moltissimi gruppi etnici, dagli andini, ai giapponesi, cinesi e africani oltre naturalmente a molti ceppi europei tra cui gli italiani.
municipalità di Ate (baraccopoli)
Per le strade si vedono circolare caucasici in giacca e cravatta a fianco di donne con cappello e costume tipico andino, donne in minigonna e tacchi a spillo, persone che fanno jogging in mutande e poliziotti in casacca gialla.
municipalità di Ate (baraccopoli)
Si vedono molti giovani in giro, l'altezza media è inferiore che da noi.
Il Perù è uno dei 19 paesi mega diversi del pianeta: si va dal deserto costiero propaggine settentrionale del deserto di Atacama, alla catena delle Ande al centro fino alla foresta amazzonica.
Per quanto riguarda gli edifici si va dai grattacieli di cristallo del centro economico della città, alle case in cemento, a quelle in stile coloniale costruite in adobe (mattoni di fango), fino ad arrivare ai tuguri delle baraccopoli senza energia elettrica, acqua e fognature.













Da ultimo alleghiamo un video che speriamo risolva il mistero del gorgo del lavandino nell' emisfero australe.



mercoledì 17 settembre 2014

OMG a Lima

con Valentina
a sinistra Caterina e Marta, a destra Padre Leonardo
Casa Guadalupe

 Oggi abbiamo visitato 3 strutture di OMG a Lima.
L'esposizione di mobili prodotti dagli artigiani andini (guidati da Cecilia), la casa di accoglienza per studentesse universitarie provenienti dalle località più disagiate del paese (guidati da Valentina) e la casa "Guadalupe" per l'accoglienza per malati (guidati da Marta, dove abbiamo incontrato anche Luisa, Caterina e padre Leonardo - nostro coetaneo - parroco a Chimbote che è qui in convalescenza).
Le attività di OMG qui a Lima assicurano
- la sussistenza per gli artigiani delle località della Sierra (che non devono trasferirsi in città dove sarebbero inghiottiti in un magma urbano che non gli lascerebbe speranze),
- l'accesso all'istruzione e quindi al futuro per queste ragazze che spesso poi tornano alle loro comunità dove rappresentano una risorsa di inestimabile valore,
- l'accesso alle cure (spesso sono persone giovani con patologie gravi ma curabili): se non ci fosse questa casa di accoglienza, queste persone non potrebbero materialmente ricevere le cure di cui hanno bisogno perché non ne avrebbero le risorse economiche e logistiche: ricevono vitto e alloggio in attesa di essere curati e vengono accompagnati dai volontari nelle strutture sanitarie (orientarsi e spostarsi a Lima è già difficile, se poi parli un dialetto quechua e non hai mai visto una grande città, da solo sei spacciato).
Siamo stati colpiti dai volontari che abbiamo incontrato: giovani che spesso si licenziano per venire in America Latina a darsi da fare, gratuitamente, senza pensare al ritorno che ne avranno. Li abbiamo visti tutti molto motivati e soddisfatti dell'esperienza che stanno vivendo.
OMG non ha aderito alla nostra proposta di raccogliere tra i nostri lettori fondi di sostegno ai loro progetti perché preferiscono che il contatto con il Movimento sia più profondo: chi di voi volesse approfondire troverà il modo di mettersi in contatto.
Una cosa è certa: i giovani qui trovano un modo e un mondo in cui darsi da fare.

A pranzo con... Ugo De Censi

Padre Ugo De Censi è un salesiano originario della Valtellina.
Ha compiuto da poco 90 anni, di cui 37 trascorsi in America Latina.
Fondatore di Operazione Mato Grosso è stato per molti anni parroco di Chacas (località montana del nord del Perù) dove ha messo in piedi un ospedale, tutt'ora interamente finanziato da OMG.
Nonostante l'età non solo è lucidissimo ma, dopo una vita trascorsa con i giovani è in grado di motivarli a dare il meglio di se (dice "OMG è nata perché io ho sempre seguito i giovani... i giovani del '67 hanno deciso di andare in Perù e io li ho seguiti"): abbiamo avuto modo di essere presenti ad un colloquio tra lui è Maffu - un ragazzo lombardo volontario qui a Lima in un progetto che porterà avanti l'insegnamento di attività circensi per i ragazzi "difficili" - nessun manager sarebbe riuscito a motivare Maffu come ha fatto lui.
Ha visitato anche la Patagonia - a noi tanto cara - dove ha esercitato anche il suo hobby preferito, la pittura, ritraendo più volte le Torri del Paine e dove ha conosciuto di persona Alberto Maria De Agostini, il famoso sacerdote salesiano piemontese alpinista, esploratore e geografo, tanto amato in Patagonia.
Interessatissimo al nostro viaggio ci ha posto molte domande ma anche noi ne abbiamo poste a lui: su come è nata l'Operazione Mato Grosso, sulle resistenze che ha incontrato (veniva accusato di "gasare i ragazzi"), sulla Teologia della Liberazione, sulla Fede,
Un libro sarebbe probabilmente insufficiente per raccontare Padre Ugo e quindi un post non può avere pretese; vogliamo riportare solo alcune frasi: "Il cervello è ateo, se segui il cervello sei ateo... guarda me sono un sacerdote e se seguo il cervello sono ateo". "Per incontrare Dio si devono seguire 4 parole: silenzio, lavoro manuale, arte e saper perdere. Amare significa saper perdere, se vuoi vincere non saprai amare".
Il viaggio è solo all'inizio ma l'incontro con Padre Ugo sarebbe già sufficiente.